l'Astrofilo febbraio 2012

STRUMENTI ASTROFILO l’ tata in bronzo di buona fattura da 180 mm di diametro e 359 denti, pressata fra due dischi in alluminio, uno dei quali flangiato e calettato sull’asse orario grazie a tre grani di- sposti a 120°; in tal modo si realiz- zava una frizione, regolabile grazie a tre bulloni M8 avvitati nel disco calettato all’asse orario e facenti pressione sul disco libero e quindi, tramite di esso, sulla corona in bronzo. La vite senza fine, in acciaio, era inserita in un supporto in bronzo tramite due cuscinetti a sfere, uno dei quali fissato in sede grazie a un anello Seeger. Il movi- mento di rotazione della vite senza fine era assicurato da un piccolo motorino sincrono Crouzet da ¼ giri/minuto. L’asse di declinazione era fissato in sede grazie a una flangia in ottone dotata di tre fori per il passaggio di altrettante brugole M4 per il bloc- caggio sulla fusione in alluminio; la flangia bloccava l’asse in corrispon- denza del cuscinetto più vicino alla culla per lo strumento, a sua volta bloccato sull’asse dall’altro lato gra- zie a un anello Seeger; il secondo cuscinetto, quello più vicino al contrappeso, era sempli- cemente inserito a pres- sione nella sua sede. La stessa fusione che allog- giava l’asse di declinazione presentava la sede per il fis- saggio dell’asse di A.R. Non ho potuto misurare con precisione l'ortogonalità dei due assi, che comunque “ad occhio” mi è sembrata abbastanza corretta. Non è stato possibile recu- perare i cerchi graduati, sia per la mancanza di uno dei due noni, sia perché ho pre- ferito lasciare lo spazio li- bero per l’inserimento eventuale di encoders e, in declinazione, di una corona dentata e vite senza fine; l’obiettivo finale del lavoro non era infatti tanto di riportare la monta- tura allo “status quo ante”, ma piut- tosto di recuperarla e modernizzarla per poterla utilizzare tutti i giorni alla stregua di una moderna GoTo. Del resto, i cerchi originali erano, per esperienza pre- gressa, di difficile utilizzo e di precisione modesta, in partico- lare per il piccolo diametro del cerchio di declinazione. Analo- gamente ho preferito non riu- tilizzare la colonna e le razze originali, che pure ho restau- rato, in quanto le fusioni di al- luminio, troppo maltrattate, non mi davano garanzia di re- sistenza al notevole peso che avrebbe caratterizzato il setup finale dello strumento. Gli unici due componenti che si è reso necessario rifare comple- tamente sono stati l’asse di declinazione, la cui filettatura era irrimediabilmente rovi- nata dalla ruggine, e i con- trappesi. Naturalmente tutti i D ettaglio della culla porta strumento e del braccetto tangente per i movimenti fini in declinazione. D ettaglio dell’asse di A.R. e del meccanismo per l’allineamento in altezza dell’asse polare.

RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=