l'Astrofilo gennaio-febbraio 2024
24 GENNAIO-FEBBRAIO 2024 ASTRO PUBLISHING U no spettro di trasmissione dell’hot Jupiter WASP-17 b, catturato da MIRI il 12-13 marzo 2023, rivela la prima prova della presenza di quarzo (silice cristallina, SiO 2 ) nelle nubi di un esopianeta. Lo spettro è stato ottenuto misurando la variazione di luminosità di 28 bande di lunghezza d’onda della luce nel medio infrarosso, mentre il pianeta transitava davanti alla sua stella. Webb ha osservato il sistema WASP-17 utilizzando lo spettrografo a bassa risoluzione MIRI per quasi 10 ore, raccogliendo più di mille misurazioni prima, durante e dopo il transito. Per ciascuna lunghezza d’onda, la quantità di luce bloccata dall’atmo- sfera del pianeta (dischetti bianchi) è stata calcolata sottraendo la quantità che ha attraversato l’atmosfera dalla quantità origi- nariamente emessa dalla stella. La linea viola continua è il modello che meglio si adatta ai dati Webb (MIRI), Hubble e Spitzer. (I dati di Hubble e Spitzer coprono lunghezze d’onda da 0,34 a 4,5 micron e non sono mostrati nel grafico.) Lo spettro mostra una caratteristica chiara intorno a 8,6 micron, che gli astronomi ritengono causata dalle particelle di silice che assorbono parte della luce stellare che passa attraverso l’atmosfera. La linea gialla tratteggiata mostra come sarebbe quella parte dello spettro di trasmissione se le nubi nell’atmosfera di WASP-17 b non contenessero SiO 2 . È la prima volta che la SiO 2 viene identificata in un esopianeta e che una specifica specie di nubi viene identificata in un esopianeta in transito. [NASA, ESA, CSA, Ralf Crawford (STScI). David Grant (University of Bristol), Hannah R. Wakeford (University of Bristol), Nikole Lewis (Cornell University)] stellare. Webb ha osservato il sistema WASP-17 per quasi 10 ore, racco- gliendo almeno 1275 misurazioni di luminosità della luce nel medio infra- rosso, da 5 a 12 micron, mentre il pia- neta attraversava la sua stella. Sot- traendo la luminosità delle singole lunghezze d’onda della luce che rag- giungevano il telescopio quando il pianeta era di fronte alla stella da quella della stella stessa, il team è stato in grado di calcolare la quan- tità di ciascuna lunghezza d’onda bloccata dall’atmosfera del pianeta. Ciò che è emerso è stato un “rigon- fiamento” inaspettato a 8,6 micron, una caratteristica che non ci si aspet- terebbe se le nubi fossero fatte di silicati di magnesio o altri possibili aerosol ad alta temperatura come l’ossido di alluminio, ma che ha per- fettamente senso se sono fatte di quarzo. Sebbene questi cristalli ab- biano probabilmente una forma si- mile ai prismi esagonali appuntiti che si trovano nei geodi e nei negozi di gemme sulla Terra, ognuno di essi ha una larghezza di soli 10 nanome- tri circa, un milionesimo di centime- tro. “I dati di Hubble hanno effetti- vamente svolto un ruolo chiave nel limitare le dimensioni di queste par- ticelle” , ha spiegato la coautrice Ni- ASTROFILO l’
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