l'Astrofilo gennaio-febbraio 2021
41 GENNAIO-FEBBRAIO 2021 ASTRO PUBLISHING ASTROFILO l’ ! I primissimi buchi neri, che si pensa si siano formati dal collasso delle prime stelle, devono essere cresciuti molto velocemente per raggiungere masse di un miliardo di soli entro i primi 0,9 miliardi di anni di vita dell’universo. Ma gli astronomi non riuscivano a spiegare come quantità sufficiente- mente grandi di “combustibile per buchi neri” avrebbero potuto essere disponibili per consentire a questi og- getti di crescere fino a dimensioni così grandi in così poco tempo. La nuova struttura offre una spiegazione ragio- nevole: la “ragnatela” e le galassie al suo interno contengono abbastan- za gas per fornire il carburante di cui il buco nero centrale ha bisogno per diventare rapidamente un gigante supermassiccio. Ma in primo luogo ci chiediamo come si sono formate strutture simili a una rete così grandi. Gli astronomi pensano che siano fon- damentali gli aloni giganti della mi- steriosa materia oscura. Si ritiene che queste ampie regioni di materia in- visibile attraggano enormi quantità di gas nell’universo primordiale; in- sieme, il gas e la materia oscura invi- sibile formano le strutture simili a reti R appresentazione artistica che mo- stra il buco nero centrale e le ga- lassie intrappolate dalla ragnatela di gas. Il buco nero, che insieme al disco che lo circonda viene chiamato: qua- sar SDSS J103027.09+052455.0, brilla luminoso mentre si ingozza della ma- teria che lo circonda. [ESO/L. Calçada] in cui le galassie e i buchi neri pos- sono evolversi. “La nostra scoperta dà sostegno all’idea che i buchi neri più distanti e massicci si formino e cre- scano all’interno di aloni massicci di materia oscura in strutture a larga scala e che l’assenza di precedenti ri- levamenti di tali strutture fosse pro- babilmente dovuta a limitazioni delle osservazioni” , suggerisce Colin Nor- man, della Johns Hopkins University di Baltimora, negli Stati Uniti d’Ame- rica, coautore dello studio. Le galas- sie che ora vengono rilevate sono tra le più deboli che gli attuali telescopi possano osservare. Questa scoperta ha richiesto osservazioni di diverse ore con i più grandi telescopi ottici di- sponibili, tra cui il VLT dell’ESO. Utilizzando gli strumenti MUSE e FORS2 installati sul VLT all’Osserva- torio dell’ESO al Paranal, nel deserto cileno di Atacama, l’equipe ha con- fermato il collegamento tra quattro delle sei galassie e il buco nero. “Cre- diamo di aver visto solo la punta del- l’iceberg e che le poche galassie sco- perte finora intorno a questo bu- co nero supermassiccio siano solo le più luminose” , conclude la coautrice Barbara Balmaverde, astronoma del- l’INAF di Torino. Questi risultati con- tribuiscono alla nostra comprensione di come si sono formati ed evoluti i buchi neri supermassicci e le grandi strutture cosmiche. L’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, attual- mente in costruzione in Cile, sarà in grado di migliorare questa ricerca osservando molte altre galassie più deboli intorno a buchi neri massicci nell’universo primordiale utilizzando i suoi potenti strumenti.
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