l'Astrofilo gennaio-febbraio 2015
GENNAIO-FEBBRAIO 2015 PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ ottici operanti in luce bianca, mentre nei telescopi infrarossi lascia intravedere scenari per lo più indistinti. Oggi, però, ALMA offre op- portunità di ricerca prima impensabili e questo principalmente per due buoni motivi. Uno è relativo alle lunghezze d'onda raggiungi- bili, che sono compatibili con ambienti più freddi di quelli raggiun- gibili con telescopi più tradizionali, e i dischi protoplanetari sono ambienti decisamente freddi (poche decine di kelvin). L'altro buon motivo è legato all'altissima risoluzione angolare delle immagini ot- tenibili con ALMA, sfruttando i principi dell'interferometria, per i quali più lontani sono fra loro i singoli elementi di una rete di tele- scopi o radiotelescopi, più elevato sarà il potere risolutivo risultante (e più difficile sarà sovrapporre costruttivamente i diversi segnali ac- quisiti). Le 66 di antenne di ALMA possono essere disposte su un'a- rea ampia fino a 16 km, che per quanto concerne la risoluzione e- quivale a utilizzare un'unica antenna di quel diametro. Per con- fronto si consideri che altri strumenti simili che operano a lunghezze d'onda millimetriche hanno antenne che possono essere separate al massimo di un paio di chilometri. Lo scorso settembre ALMA ha iniziato un periodo di test con acqui- sizione di immagini su una base ampia 15 km, quindi vicina al mas- simo consentito, e i risultati non si sono fatti attendere. Lo strumento ha infatti prodotto quella che gli astronomi considerano la migliore L ’illustrazione qui sopra rende l’idea di come avviene l’accrescimento dei corpi solidi all’interno dei dischi protoplanetari: da semplici conglomerati di granelli simili alla sabbia si arriva a oggetti di taglia planetaria. A destra, la grande regione nebulare della costellazione del Toro, nella quale è nata meno di 1 milione di anni fa la stella HL Tauri (indicata dalla freccia) col suo disco protoplanetario. [Alan Brandon/Nature, ESO/Digitized Sky Survey 2]
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