l'Astrofilo gennaio 2013

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ Come spesso accade, le trovate fan- tascientifiche anticipano ciò che poi accade nella realtà, e anche se at- torno a Tau Ceti non si svolgono (ancora) vicende che vedono coin- volti nel bene o nel male gli esseri umani, ci sono forti indizi per rite- nere che quel sistema planetario esista davvero. Poco prima di Na- tale è stata infatti pubblicata su Astronomy & Astrophysics la possi- bile scoperta attorno a Tau Ceti di una manciata di pianeti, il quarto dei quali in ordine di distanza dalla stella avrebbe qualche probabilità di ospitare acqua liquida (ed even- tualmente forme di vita) sulla sua superficie. Il motivo per cui gli scrit- tori di SF prima e gli astronomi poi hanno pensato a un sistema plane- tario per Tau Ceti è presto detto: la stella dista solo 11,9 anni luce ed è la più vicina fra quelle singole e si- mili al Sole per classe spettrale. Es- sendo anche più povera di metalli rispetto al Sole, è un target ideale per la ricerca di pianeti di piccola massa, stan- te il loro più frequente ricorrere proprio at- torno a stelle dal basso contenuto metallico. A dispetto dei favorevoli presupposti, e no- nostante migliaia di osservazioni spettrosco- piche ad alta risoluzione effettuate con i A destra una semplice rap- presentazione grafica del siste- ma planetario di Tau Ceti. Il pia- neta in primo pia- no è HD 10700 f, il più esterno e massiccio pre- sente nel sistema. Il pianeta più vi- cino al centro del- l’immagine è in- vece HD 10700 e, l’unico inserito nella zona abita- bile della sua stella e quindi teoricamente adatto a ospitare forme di vita. [J. Pinfield for the RoPACS network at the University of Hertfordshire] L a scoperta del possibile sistema planetario di Tau Ceti ha scatenato vari au- tori di video, che hanno creato atmosfere suggesti- ve, come nel caso di quello qui proposto, realizzato da Magnus Højmose Appel, che vede in quel sistema una possibile meta dei fu- turi viaggi interstellari. migliori strumenti a disposizione degli astro- nomi, nulla aveva mai lasciato intendere che Tau Ceti potesse ospitare pianeti di taglia sufficiente affinché il loro segnale (sotto for- ma di variazione di velocità radiale della stella) potesse emergere dal rumore di fondo. Con “rumore” si in- tende quella mescolanza di segnali dall’origine e dalle proprietà scono- sciute, che derivano da un’imprecisa conoscenza della fisica stellare o da una possibile sottostima degli errori strumentali.

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