l'Astrofilo gennaio 2013
ASTROFILO l’ tati analo- ghi. I ricer- catori del team di Neumann hanno sco- perto che i valori mas- simi della riflettività superficia- le delle re- gioni po- lari sono sovrapponibili alle latitudini più settentrionali con le precedenti mappature radar. Due crateri in particolare risultano molto brillanti in entrambe le bande elet- tromagnetiche impiegate dagli strumenti (radio per Arecibo, infrarosso per MLA), avvalorando l’ipotesi dell’esistenza al loro interno di ghiaccio. È però sufficiente scen- dere anche di poco in latitudine rispetto a quei crateri per notare un fatto curioso: strutture che appaiono brillanti sulla mappa radar diventano molto scure sulla mappa infrarossa. Il motivo di tale differenza an- dava probabilmente ricercato nella diver- sa capacità di pene- trazione nel terreno dei due diversi im- pulsi luminosi e/o nel- la temperatura delle strutture osservate e/o nella loro compo- sizione. I vari tasselli del puz- zle si sono ulterior- mente ricomposti gra- zie al team di Paige, che ha sviluppato un modello termico del- le regioni polari nord di Mercurio, sulla ba- se dei rilievi topogra- fici, della riflettività superficiale e delle caratteristiche rota- zionali del pianeta. Il modello simula l’illu- minazione a latitu- dini diverse e in periodi diversi, fornendo precisi valori della temperatura superficiale e subsuperficiale, che suggeriscono dove il ghiaccio può essere stabile e più o meno esposto all’ambiente esterno. Dalle simula- zioni realizzate attraverso il modello si è potuto appurare che le chiazze invariabil- mente brillanti corrispondono a regioni in cui può esistere stabilmente ghiaccio d’ac- qua in superficie (ovviamente depositato sul fondo di crateri e altri siti perenne- mente in ombra), mentre nelle zone che ri- sultano brillanti nelle onde radio ma oscure nell’infrarosso il ghiaccio può essere stabile solo se ricoperto da almeno 1 metro di ma- teriale isolante, che nella fattispecie sembra essere una miscela di ghiaccio e molecole organiche complesse. La loro origine, così come quella dell’acqua, chiama in causa l’impatto contro Mercurio di comete e aste- roidi ricchi di elementi volatili. Questi ul- timi, dopo essere rimasti in sospensione allo stato gassoso per un certo lasso di tempo, formando una tenue atmosfera, sono stati lentamente intrappolati negli unici am- A ll’immagine precedente è stato qui sovrap- posto un mosaico di immagini delle medesime aree realizzato con lo strumento MDIS. La corrispondenza fra le aree bril- lanti nelle onde radio e la posi- zione dei crateri è perfetta. Nell’immagine a destra sono state invece ulterior- mente sovrappo- ste, con una tonalità di rosso, tutte le aree che agli strumenti di MESSENGER risul- tano essere per- manentemente in ombra. È facile constatare come tutti i depositi di ghiaccio risiedano proprio entro quelle aree fredde. [NASA/ Johns Hopkins University Ap- plied Physics La- boratory/Carnegie Institution of Wa- shington/National Astronomy and Ionosphere Cen- ter, Arecibo Ob- servatory]
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