l'Astrofilo gennaio 2013

BUCHI NERI ASTROFILO l’ sione è ormai ampiamente acclarato e pre- vede che a partire da circa mezzo miliardo di anni dopo il Big Bang tutte le galassie ab- biano iniziato a scontrarsi e a fondersi fra loro, generando strutture sempre più grandi. Le prime fusioni avrebbero generato (o quanto meno iniziato ad alimentare se- riamente) i primi buchi neri supermassicci, che sarebbero via via cresciuti fusione dopo fusione, così come di pari passo sarebbero cresciuti i bulge. Poiché sembra ragionevole ammettere condizioni di partenza uguali per tutte le galassie, perché un buco nero dovrebbe crescere centinaia di volte più dei suoi simili? Il secondo motivo per cui non è possibile li- quidare l’anomalia adducendo un semplice eccesso di voracità lo fornisce l’età avanzata delle stelle che popolano NGC 1277. Tutte hanno infatti almeno 8 miliardi di anni, il che significa che in quella galassia negli ultimi 8 miliardi di anni non si sono verificati episodi significativi di genesi stellare, cosa impossi- bile se il titanico buco nero centrale avesse nel frattempo continuato a “banchettare” al ritmo forsennato richiesto per dar conto della situazione attuale. Gli effetti derivanti dall’attività di un buco nero di quella taglia, a cominciare dall’immane energia rilasciata dalle stelle in caduta al suo interno, non pas- serebbero inosservati. E sebbene quella stes- n L ’effetto provo- cato dalla tita- nica massa del buco nero di NGC 1277 sulle stelle ad esso più pros- sime è ben evi- denziato (e grafi- camente esage- rato) nell’anima- zione qui a fianco. [NASA/ ESA/An- drew C. Fabian/ Remco C. van den Bosch (MPIA)] sa attività possa inibire (non sempre) la na- scita di nuove stelle nelle immediate vici- nanze del mostruoso oggetto per l’eccessivo riscaldamento e per il caos gravitazionale prodotti sull’ambiente, l’esatto contrario av- viene invece a distanze galattiche maggiori, dove il riflesso dell’attività del buco nero agi- sce positivamente sulla formazione stellare. L’unica alternativa in grado di giustificare la lunghissima inattività della galassia è che il buco nero abbia ingurgitato quei 17 miliardi di masse solari nei primi 4-5 miliardi di anni di vita dell’universo, cosa inverosimile. Secondo van den Bosch, NGC 1277 potrebbe aver avuto “problemi di crescita”, non riu- scendo a trattenere durante le fusioni le stelle necessarie a far quadrare i conti, op- pure si potrebbe ipotizzare che la correla- zione fra masse di buchi neri e bulge sia meno rigida di quanto constatato finora e che galassie come NGC 1277 rappresentino l’apice della distribuzione dei rapporti. Qualunque sia la giusta interpretazione, resta il fatto che d’ora innanzi pesare i buchi neri supermassicci sulla sola base delle pro- prietà fotometriche del bulge potrebbe es- sere discutibile. Forse bisognerà ripensare i modelli sull’evoluzione delle galassie con- centrando l’attenzione sul giovane universo, dove il buco nero di NGC 1277 si formò e dove ancora si nasconde la verità.

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