l'Astrofilo gennaio 2013
BUCHI NERI ASTROFILO l’ è un problema, perché non sembravano es- serci dubbi sul fatto che l’evoluzione delle due componenti procedesse di pari passo, con buco nero e bulge (e quindi galassia) che si influenzano vicendevolmente. Ciò presup- pone l’esistenza di un equilibrio innato, che in NGC 1277 e nelle altre galassie con le me- desime caratteristiche viene decisamente meno. Molti dei più recenti modelli dedicati all’interpretazione delle proprietà delle ga- lassie fanno affidamento su quella correla- zione, che ora non solo è messa in discus- sione dai casi accertati di buchi neri ipermas- sicci, ma anche da quelli altrettanto accertati di buchi neri eccezionalmente leggeri (sono noti almeno 3 casi). Si potrebbe a questo punto ipotizzare che almeno nel caso più eclatante, quello di NGC 1277, il buco nero sia così massiccio semplicemente perché, per qualche oscuro motivo, ha divorato la gran parte delle stelle del bulge. È però un’ipo- tesi che non sta in piedi e per almeno due validi motivi. Il primo è legato all’evoluzione gerarchica delle galassie, che crescono di di- mensioni attraverso la fusione con altre ga- lassie. NGC 1277 quindi non è sempre stata come la vediamo e il suo buco nero non ha potuto agire sempre nelle stesse condizioni. Il meccanismo dell’accrescimento per fu- strumento in grado di fornirle è il telescopio spaziale Hubble, van den Bosch e colleghi hanno attinto dal suo database, trovando immagini di NGC 1277 adatte agli scopi per- seguiti. A quel punto i ricercatori hanno prodotto un modello dinamico della galas- sia, contenente tutte le possibili orbite stel- lari (circa 600000), cercando fra tutti gli scenari possibili quello che meglio si adat- tava alla realtà osservativa. I primi risultati usciti dalla riduzione dei dati sono apparsi tanto incredibili che il team di van den Bosch ha dedicato un anno alla loro verifica, ma alla fine non si è potuto che accettare l’evidenza: il buco nero presente al centro di NGC 1277 ha una massa di circa 17 mi- liardi di masse solari, a fronte di una galassia di 120 miliardi di masse solari. Da questi va- lori si evince che l’oggetto collassato pesa come il 14% dell’intera galassia, una percen- tuale che diventa ancor più spropositata se si prende come termine di riferimento la re- gione galattica più importante dal punto di vista evolutivo, il bulge, del quale il buco nero rappresenta circa il 60% della massa. È un valore spaventoso, se si considera che in media nel bulge delle galassie quel valore si aggira attorno allo 0,1%! Questo fatto è di fondamentale importanza, perché il rapporto di 1 a 1000 fra massa del buco nero supermassiccio e massa del bulge galattico (o dell’intera galassia nel caso delle ellittiche) era finora considerato una sorta di costante, tanto da venir utilizzato per misu- rare le masse dei primi dalla semplice valuta- zione delle masse dei secondi. Le certezze sulla bontà di quel metro non erano state mi- nate nemmeno dalla scoperta di qualche ec- cezione, come NGC 4486B, il cui buco nero rappresenta l’11% del bulge (in qualche modo una spiegazione sarebbe saltata fuori, senza dover mettere tutto in discussione). Ora però le eccezioni cominciano a essere troppe e ciò pone seri dubbi sull’universalità della forte correlazione di cui sopra. E questo N el diagramma a fianco è rappresentata la di- mensione del buco nero supermasiccio di NGC 1277 rispetto all’orbita di Nettuno, che viene superata di oltre dieci volte. L’orbita della Terra, indicata dalla freccia, è su questa scala indistin- guibile, mentre il Sole non è neppure rappresen- tabile. [D. Benningfield/K.Gebhardt/StarDate]
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=