l'Astrofilo gennaio 2013

CORPI MINORI ASTROFILO l’ bili, gli stessi ricercatori hanno rimagnetiz- zato i grani fino ad ottenere una situazione come quella originaria, il che ha permesso di stimare l’energia del campo magnetico del progenitore e, attraverso opportuni modelli, di caratterizzare con sufficiente precisione il progenitore stesso. Questo era un plane- toide primordiale di circa 400 km di diame- tro, il cui nucleo è rimasto fuso per almeno 200 milioni di anni, in un’epoca collocabile fra 4,4 e 4,2 miliardi di anni fa. All’interno di quel lasso di tempo, un asteroide di qualche decina di chilometri di diametro è andato a schiantarsi sul planetoide con un’energia sufficiente a vaporizzare la componente roc- ciosa e a liquefare quella metallica del nu- cleo dell’oggetto più piccolo, che per l’enorme pressione sviluppatasi si è trasferita nel mantello del planetoide, fino a diversi chilometri di profondità, infiltrandosi fra i cristalli di olivina e persino nei più piccoli an- fratti dei singoli cristalli. Nel corso del successivo raffreddamento del materiale iniettato, i composti metallici sen- sibili al campo magnetico del planetoide hanno avuto il tempo di assecondarne le linee di forza, registrandone direzione e intensità ben prima che svanisse a causa del raffreddamento del nucleo del planetoide. Essendo questo scenario sull’origine delle pallasiti molto più soddisfacente di quello proposto in precedenza, se ne deduce che quella speciale classe di me- teoriti è verosimilmente il frutto della commistione di due progenitori diversi, il che spiegherebbe la loro rarità ri- spetto ad altre meteoriti, per la produ- zione delle quali basta un qualunque tipo di impatto anche fra oggetti di di- mensioni molto sproporzionate e senza particolari vincoli di tempo e composi- zione chimica, mentre nel caso delle pal- lasiti è indispensabile una giusta combi- nazione fra tutti gli ingredienti. Non è dunque un caso che persino le meteo- riti di origine marziana finora ritrovate sul nostro pianeta siano numericamen- te il doppio delle pallasiti. I n basso, una se- zione della me- teorite di Esquel, la più famosa delle pallasiti. Questo esemplare è indicativo di come le compo- nenti vetrosa e metallica si divi- dano circa a metà il volume a dispo- sizione. [Field Mu- seum, Chicago] n

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