l'Astrofilo gennaio 2013

33 GENNAIO 2013 CORPI MINORI ASTROFILO l’ teressato la struttura interna di un gran numero di oggetti primordiali? e perché i potenziali progenitori delle pallasiti finora classificate sono solo tre o poco più? Viene da pensare che forse il processo alla base della formazione delle pallasiti sia un altro e anche la loro collocazione all’interno dei progenitori sia diversa. La scoperta che anche oggetti piccoli come Vesta possono aver ospitato campi magne- tici durante le prime fasi della loro evolu- zione ha creato i presupposti per spiegare diversamente l’origine di quelle meteoriti. Come noto, diversi minerali contengono elementi che hanno la capacità di registrare direzione e intensità dei campi magnetici che li permeano allorché si trovano allo stato liquido e di fissarne le proprietà nel momento in cui raggiungono lo stato so- lido. Per avere valori di magnetizzazione apprezzabili è però necessario che essi siano fissati con un certo anticipo rispetto al venir meno del campo magnetico stesso, quindi nella fattispecie prima del raffredda- mento del nucleo del planetoide. Se le pal- lasiti si fossero realmente formate nello strato di transizione fra nucleo e mantello di alcuni oggetti primordiali del sistema so- lare non dovrebbero contenere tracce signi- ficative di un campo magnetico, essendo il metallo di cui sono composte raffreddatosi pressoché contemporaneamente a quello sottostante. Non restava che verificare que- sta ipotesi, cosa della quale si è fatto carico un team di astrofisici e geofisici, coordinato da John A. Tarduno e Rory D. Cottrell, del Department of Earth and Environmental Sciences, University of Rochester. Per le loro analisi i ricercatori si sono procu- rati alcuni frammenti di due famose palla- siti, quella di Esquel, ritovata in Patagonia nel 1951, e quella di Imilac, rinvenuta nel deserto di Atacama nel 1822, entrambe quasi certamente provenienti dal medesimo progenitore. A differenza di analisi simili ef- fettuate in precedenza da altri ricercatori, Tarduno e colleghi non hanno indirizzato la propria attenzione verso la quasi indifferen- ziata matrice che avvolge i cristalli di oli- vina, bensì verso quest’ultima e verso le intrusioni che in essa si trovano isolate sotto forma di piccoli grani metallici. D ue animazioni che mettono a confronto l’aspetto esterno delle pallasiti ancora integre dopo la caduta al suolo, con il prodotto della loro ridu- zione in sottili sezioni. In ogni caso si tratta di oggetti di grande valore.

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