l'Astrofilo gennaio 2012

ASTROBIOLOGIA ASTROFILO l’ C’è poi un limite biologico stando al quale una colonia di batteri, se l’am- biente lo consente, può svilupparsi al massimo per un pe- riodo compreso fra 3000 e 30000 anni, il che pone chiara- mente delle restri- zioni al tempo pas- sato vagabondando nel sistema solare, prima di raggiunge- re un luogo più ospi- tale. Ammesso che alla fine ciò accada (ma i posti “ospita- li” sono davvero po- chi!), l’ultimo tonfo potrebbe essere fa- tale, sebbene infini- tamente meno trau- matico dello schock iniziale. Ma tenendo conto di tutto, c’è o non c’è la possibilità che la vita terrestre abbia raggiunto (non necessariamente sopravvi- vendo) altri corpi planetari? Proprio per avere maggiori informazioni su tutti gli scenari possibili, alcuni astronomi messicani, guidati da Mauricio Reyes-Ruiz, hanno simulato attraverso supercomputer l’evoluzione delle proprietà dinamiche di numerosissimi frammenti virtuali di crosta terrestre, eiettati a seguito di ipotetici im- patti, ottenendo risultati per certi versi sor- prendenti. Rispetto a elaborazioni simili eseguite in anni precedenti, le probabilità di trasferi- mento di frammenti verso Venere risultano essere 10 volte superiori, mentre sono addi- rittura 100 volte superiori nel caso di Marte e ci sono per la prima volta serie evidenze del fatto che rocce terrestri possano aver raggiunto anche il sistema satellitare di Giove e aver avuto qualche debole chance di cadere su Europa e Ganimede, due mondi considerati interessanti dal punto di vista biologico. Vediamo come si è giunti a que- ste conclusioni di massima. Come solitamente avviene nelle simulazioni al computer, tanti più elementi si fanno in- teragire e tanto più realistico è il risultato, con la potenza di elaborazione richiesta che però cresce proporzionalmente al nu- mero degli elementi considerati. Il team di Reyes-Ruiz ha analizzato l’evoluzione di 10 242 particelle (frammenti di roccia vir- tuali) in allontanamento dalla Terra a di- verse velocità di fuga, assumendo una loro iniziale omogenea distribuzione sferica at- torno al globo e un loro iniziale moto ra- diale con punto di partenza a 100 km di quota (quindi con parametri non diretta- mente riconducibili a quelli degli impatti, ma comunque in grado di rappresentare molte reali situazioni; per semplificare i cal- coli non è stata prevista la peraltro minima interazione tra i frammenti). Ogni particella (di massa trascurabile ma pur sempre influenzabile) è stata quindi sottoposta all’azione gravitazionale del Sole, della Luna e di tutti i pianeti rocciosi e gassosi. La principale variabile intro- dotta nelle simulazioni è stata dunque (oltre al tempo e quindi alla distribuzione U n’insolita struttura tu- bolare, larga ap- pena 1/100 di un capello, ritrovata nella matrice del meteorite di ori- gine marziana ALH84001. Secondo alcuni ricercatori po- trebbe trattarsi del residuo di at- tività biologica presente sul pia- neta rosso alcuni miliardi di anni fa. [NASA]

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