l'Astrofilo dicembre 2011

6 ASTROFILO l’ S enza ombra di dubbio, la scoperta di numerosissimi pianeti disseminati in re- gioni galattiche a noi relativamente vi- cine, e la conseguente possibilità, tutt’altro che remota, di individuare oggetti con ca- ratteristiche assimilabili a quelle della Terra, fa sì che la ricerca di nuovi sistemi planetari sia oggi il settore più entusiasmante del- l’astronomia, pertanto è praticamente im- possibile non tornare a trattarlo più volte su una rivista che di astronomia si occupa. Scoprire un’altra Terra è uno dei desideri più ancestrali dell’essere umano e anche se non siamo mai stati vicini come oggi alla sua realizzazione, gli ultimi ostacoli sembrano insormontabili per la strumentazione at- tualmente a disposizione dei ricercatori. Quanto è difficile scoprire un’altra Terra? DICEMBRE 2011 PLANETOLOGIA Kepler e HARPS sono oggi gli strumenti astronomici più vicini alla scoperta di pianeti extrasolari molto simili alla Terra, ma alcuni limiti temporali e tecnici rendono pro- blematico un rapido raggiungimento di quel traguardo. Essenzialmente esistono due strutture al- l’avanguardia nella scoperta di pianeti ex- trasolari, che usano due tecniche totalmen- te differenti: da una parte il telescopio Ke- pler della NASA, che dallo spazio registra i transiti planetari sui dischi delle stelle; dal- l’altra lo spettrografo HARPS (High Accu- racy Radial velocity Planet Searcher), che dal suolo cileno dell’European Southern Ob- servatory rileva invece nella luce delle stelle le variazioni di velocità radiale. (Ci sono poi altre strutture meno competitive e almeno un’altra tecnica, quella del microlensing, ma il loro contributo è decisamente minoritario e quindi in questa sede le tralasciamo.) Con un’apertura utile di 95 cm, il sofisticato fotometro di Kepler tiene sotto costante

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