l'Astrofilo dicembre 2011
STRUMENTI ASTROFILO l’ possibilità di “tirare” alti ingrandi- menti senza eccessiva caduta di luce, come accade invece ad altri strumenti di soli 10 cm, che spesso risentono, per l’assorbimento di luce dei loro tripletti, del limite dei 300-350x. Grazie anche all’otti- mizzazione della messa in cella delle lenti dell’obiettivo e dei modernissimi quanto efficaci trat- tamenti multistrato (e pure sulle diverse lun- ghezze d’onda come abbiamo constatato in laboratorio), il pianeta gigante si è esibito rive- lando dettagli anche ai 446x, pur perdendo un poco di contrasto, ma senza timore di mo- strare immagini impa- state, anzi, la prova del nove ci è stata fornita dai satelliti medicei e dal passag- gio dell’ombra di uno di questi sul disco, con ottima distinzione e nessuna sba- vatura, mentre la superficie nebu- losa ostentava brillanti e netti colori e forme. Il tubo in fibra di carbonio, oltre ad alleggerire l’in- tero corpo e mantenerne una no- tevole rigidità per ottimizzare la staticità nelle riprese fotografiche di lunga posa, non impedisce una rapida stabilizzazione termica, ri- ducendo al minimo la turbolenza interna, come di rado ci è capitato di notare su modelli ed esemplari di simili caratteristiche e diversi marchi. Con entrambi i soggetti brillanti osservati, inoltre, non vi è traccia di luce diffusa, segno di ot- tima lucidatura e finitura delle su- perfici ottiche e di perfetti trattamenti, oltre a una corretta realizzazione di diaframmi e an- nerimento interno del tubo e delle parti meccaniche. Anche su campi stellari il nero del fondo cielo rimane scuro e il contrasto molto netto, a riprova, come rara- mente accade in queste categorie di strumenti, della bassa disper- sione. Lo star test sul campo con- ferma, grazie all’oculata scelta del rapporto focale non troppo for- zato, come le immagini di stelle bianche brillanti risultino del tutto prive di spettro secondario visibile, seppure, come già accennato e ci si poteva attendere, sia presente una leggera curvatura di campo, evidenziata dalle riprese fotogra- fiche effettuate con una comune DSLR. Ad ogni buon conto, le im- magini ottenute mostrano le stelle a bordo campo appena un po' di- latate e allungate, ma senza al- cuna caduta di luce, difetto su cui invece strumenti più blasonati alle volte cadono. In visuale lo stesso effetto è appena percettibile con oculari da 2" di lunga focale o ultra wide. Le stelle doppie risul- tano molto nitide e separate anche se relativamente strette, pure con colori evidenti (quando vi siano), anche a 357x e 408x, e pur senza dilungarci in dettagli ci preme sottolineare l’assenza di quell’impasto (più che una con- giunzione), a volte fastidioso, tra i due dischi di Airy, che succede di vedere con Schmidt-Cassegrain o rifrattori di qualità inferiore. Sui campi stellari e nebu- lari, sebbene con solo una DSLR dispo- nibile, non essendo stato provato lo stru- mento lontano da un ambiente cittadino, non è stato possibile otte- nere fotografie presenta- bili, ma in visuale l’impressione conferma la bontà di quanto eviden- ziato sui soggetti plane- tari. M13, ad esempio, fornisce colori stellari molto netti delle sue componenti, soprat- tutto gialle e bianche, con evidenza e brillan- tezza (nonché risolu- zione) egregia e, seppur certi di dover utilizzare uno spianatore di campo per sog- getti estesi e sensori di ampio for- mato, la resa fotografica non dovrebbe deludere, nei limiti del diametro, ovviamente. In conclusione possiamo affermare che lo strumento qui presentato offre un’ottica dalla resa degna dei brand più rinomati, ma a prezzi ben più accessibili, sia che se ne voglia fare un uso visuale che in ripresa digitale. La mancanza di re- sidui di cromatismo come di altre aberrazioni primarie, e le imma- gini naturali delle stelle, come quelle calde e nitide dei soggetti planetari, sono il responso della nostra verifica. L’insieme dello strumento con il tubo in fibra di carbonio e l’efficiente quanto precisa meccanica di cui è dotato denotano un buon progetto e un’attenta cura costruttiva. n
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