l'Astrofilo dicembre 2011
ASTRONAUTICA ASTROFILO l’ lata. Per i satelliti ancora operativi in orbita non resta che utilizzare una manovra eva- siva, con l’accensione dei motori per il con- trollo dell’assetto, per evitare collisioni con detriti o con altri satelliti. La prima manovra evasiva effettuata da un veicolo abitato fu eseguita nel 1991 dallo Space Shuttle Disco- very durante la missione STS-48, con un'ac- censione dei motori RCS della durata di 7 secondi per evitare un frammento originato dal satellite Cosmos 995 (curiosamente, la missione STS-48 fu proprio quella che portò in orbita il satellite UARS). Anche l'International Space Station è andata più volte soggetta al rischio di impatto con la spazzatura spaziale, tanto da effettuare ma- novre evasive mantenendo l’equipaggio in allerta evacuazione dall’avamposto orbitale; fra tutte ricordiamo quella del 26 ottobre 2010, quando la ISS effettuò una correzione orbitale per evitare una possibile collisione con l'onnipresente satellite UARS, che alla fine è stato vittima del proprio vagabondare incontrollato, precipitando in una zona del- l’Oceano Pacifico il 24 settembre scorso. La NASA aveva allarmato per tempo i Paesi potenzialmente interessarti dal rientro del sa- tellite, che dopo la dismissione nel 2005 e il termine missione con lo spegnimento di tutti i sistemi era entrato in un’orbita di deca- dimento non più controllata. Il pericolo po- teva venire dall’enor- me massa del satellite, circa 5900 kg e con di- mensioni paragonabili a quelle di un autobus. La NASA stimava che una trentina di fram- menti formatisi dalla disintegrazione del sa- tellite in atmosfera a- vrebbero potuto giun- gere fino al suolo. For- tunatamente dopo a- ver sorvolato zone an- che densamente popo- late il satellite è, come dicevamo, caduto nelle acque aperte. E come non ricordare l'ancor più recente allerta solle- vata dal satellite RO- SAT, rientrato in atmo- sfera il 23 ottobre scor- so e precipitato con o- gni probabilità nel Gol- fo del Bengala. Anche in questo caso sembra che nessun frammento (anche stavolta una trentina, ma più resistenti all'attrito) abbia raggiunto la superficie terrestre. Stranamente per questo rientro non vi è stato tutto quel- l’allarme mediatico scatenato un mese prima, forse perché avvenuto contemporaneamente al verificarsi di clamorosi fatti di cronaca inter- nazionale. Comunque sia, al di là dei singoli eventi che accendono a più riprese i riflet- tori sul problema della spazzatura spaziale, resta il fatto che siamo riusciti a complicar- ci la vita anche al fuori del nostro pianeta. Speriamo non venga a saperlo nessuno! Chi volesse informarsi sui vari satelliti o stadi di razzi vettori in procinto di deorbi- tare (è un invito rivolto anche ai giornalisti dei media televisivi), può visitare il sito: http://reentrynews.aero.org/upcoming.html. Ce n’è di roba! n I l centro radar del MIT Hay- stack Observa- tory, una delle strutture all’avan- guardia nella ca- talogazione della spazzatura spa- ziale. Lo stru- mento principale ha un diametro di 37 metri. [MIT Haystack Obser- vatory]
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