l'Astrofilo dicembre 2011

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ collisioni in grado di strappare materiale sufficiente alla formazione di grandi satelliti erano numerose, e ciò valeva evidente- mente non solo per una virtuale Terra ma anche per Venere e in misura minore per Marte e Mercurio (altrettanto virtuali). Anche tenendo conto del fatto che la gran parte di quei satelliti finivano col precipi- tare sul proprio pianeta o col disperdersi nello spazio in tempi relativamente brevi, restava complessivamente al termine delle simulazioni un numero di grandi oggetti sufficiente a far concludere che i sistemi Terra-Luna non sono poi così rari. Elser e colleghi hanno infatti calcolato che 1 pia- neta di tipo terrestre ogni 12 può essere do- tato di un satellite di taglia lunare. Il livello di incertezza che interessa i para- metri posti alla base delle simulazioni am- plia la frequenza con cui può presentarsi una “Luna” attorno a una “Terra” da un mi- nimo di 1 su 45, fino a un massimo di 1 su 4. Anche considerando il risultato più pessimi- stico (1 su 45), non possiamo non sottoli- neare che si tratta di una frequenza molto alta, perché stiamo parlando di corpi plane- tari compresi nella cosiddetta “zona di abi- tabilità”, quella regione di spazio attorno alla stella, dove le temperature sono tali che un pianeta di tipo terrestre può conservare in superficie acqua allo stato liquido. Es- sendo quest’ultima l’elemento base per lo sviluppo della vita come noi la conosciamo, se anche solo 1 “Terra” ogni 45 soddisfa tut- te le condizioni necessarie alla sua nascita, è facile ipotizzare che già nella nostra galas- sia possono esistere migliaia (se non milioni) di pianeti adatti alla vita. Da notare che per quanto le simulazioni del team di Elser rappresentino l’evolu- zione collisionale a lungo termine dei corpi rocciosi del nostro sistema solare in- terno, il tutto può verosimilmente rappre- sentare (con qualche variante) anche altri sistemi planetari, orbitanti stelle più pic- cole o più grandi del Sole, aventi di conse- guenza zone abitabili più interne o più esterne rispetto alla nostra (tipicamente da 0,1 a 2 volte). Al di là della necessità di verificare ed even- tualmente migliorare i risultati qui esposti, resta il fatto che è stato aggiunto un ele- mento forse imprescindibile nella ricerca della vita extraterrestre. L a zona abita- bile attorno alle stelle (nello schema rappre- sentata dall’area blu) varia in fun- zione delle di- mensioni delle stelle stesse. Se il Sole fosse più grande o più piccolo, la zona abitabile potrebbe includere anche altri pianeti, peg- giorando però le condizioni di vita sulla Terra. [NASA] n

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