l'Astrofilo dicembre 2013

PLANETOLOGIA il suo colore varia notevolmente sul lungo periodo, assumendo tonalità dominanti che vanno dal rosso mattone, al rosa salmone, al giallo pallido, fino a diventare pressoché bianca e a confondersi con le correnti che la circondano. Quello che invece non tutti sanno è che la persistenza nei secoli di quel- l'enorme tempesta è un vero mistero, infatti stando alle equazioni della fluidodinamica una siffatta formazione potrebbe al mas- simo durare alcuni decenni, dopodiché do- vrebbe totalmente dissolversi. Al contrario, la GMR esiste da un minimo di 183 anni a un massimo di 348. L'incertezza sulla durata è da attribuire alle frammentarie, lacunose o assenti segnalazioni della macchia registrate fra il 1665, anno della sua scoperta ufficiale ad opera di Gian Domenico Cassini, e la se- conda metà del XIX secolo, quando gli astro- nomi iniziarono a osservarla sistematica- mente, certificando la continuità della sua presenza fino ai giorni nostri. Indipenden- temente dal fatto che l'attuale GMR sia la medesima del 1665 oppure che negli ultimi 3-4 secoli si siano succedute due strutture si- mili, rimane il fatto che ciò che osserviamo oggi non dovrebbe esistere, ma siccome c'è significa che il modelli matematici in uso per descriverla difettano in qualcosa. S otto, un confronto in scala fra le dimensioni della Grande Macchia Rossa e della Terra. La prima può arrivare a contenere fino a tre volte la seconda. [Michael Carroll]

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