l'Astrofilo dicembre 2013

35 DICEMBRE 2013 TERRA ASTROFILO l’ zioni genetiche. Il merito di Chatterjee a questo riguardo è forse unicamente quello di aver suggerito che RNA e proteine sle- gate sarebbero durate comunque un tempo insufficiente a creare qualcosa di stabile, se non fossero state protette da una mem- brana che per loro natura non avevano ma che possono aver acquisito dalla soluzione acquosa in cui si muovevano, nella quale erano sicuramente presenti delle vescicole di grasso acido, peraltro ritrovate anche nella meteorite di Murchison, caduta in Au- stralia nel 1969. Provenute direttamente dallo spazio esterno o formatesi dei bacini da impatto, quelle strutture possono aver si- mulato le membrane cellulari, favorendo la sopravvivenza di RNA e proteine prima della loro combinazione. In sostanza Chatterjee ha descritto meglio di quanto fatto finora n quella che può essere la sequenza di eventi che portò alla comparsa della vita, identifi- cando nei grandi bacini da impatto le pro- babili culle in cui si sviluppò. Lo scenario è complessivamente verosimile, ma come per Shiva Crater bisognerà proce- dere a verifiche che potrebbero lasciare la questione in sospeso a tempo indetermi- nato: gli antichissimi giacimenti fossili esa- minati dal paleontologo indiano sono realmente uno spaccato della vita apparsa nei bacini da impatto oppure no? Se lo sono si potrebbe affermare che senza il pesante bombardamento asteroidale e cometario avvenuto attorno ai 4 miliardi di anni fa, probabilmente innescato dalla migrazione orbitale di Giove, forse oggi sulla Terra non ci sarebbe vita o ci sarebbe sotto forme inimmaginabili. S ullo sfondo e a sinistra, fuma- role e sfiati gas- sosi sottomarini, prodotti da una pacata attività vulcanica. Furono quel tipo di for- mazioni a riscal- dare e rimescolare le miscele acquose in cui oltre 3,5 mi- liardi di anni fa la materia organica si trasformò in vi- ta. In alto a destra il Vredefort Cra- ter. [Woods Hole Oceanographic In- stitution, NASA]