Astrofilo novembre 2013
CORPI MINORI ASTROFILO l’ L e prime due colonne di questo diagram- ma mostrano in viola le frazioni di ossigeno libero attese sulla su- perficie di GD 61 nei casi in cui il trasferimento sia all’inizio (EP) o in una fase interme- dia stabile (SS). Le altre colonne indicano la com- posizione di cro- sta e mantello di Terra, Luna, Mar- te e Vesta. Nes- suno di questi corpi mostra ec- cessi di ossigeno libero, mentre ne hanno frazioni maggiori legate ad altri elementi. [J. Farihi et al.] sferico di idrogeno sufficiente a dar conto del primo come sottoprodotto della rottura delle molecole di acqua; l'ossigeno deve co- munque superare quello atteso dalla rot- tura dei composti diversi dall'acqua che concorre a formare; deve infine esistere un disco circumstellare di detriti derivante da un corpo roccioso disgregato. La presenza di quest'ultimo è determinante perché ga- rantisce che l'inquinamento degli strati più esterni della nana è ancora in corso e non può che avere in quel disco la sua causa, il che, tramite opportuni modelli matematici, permette di stimare le abbondanze attese dei vari elementi e quindi di rilevare un eventuale eccesso di ossigeno riferibile al corpo progenitore. Negli ultimi anni sono stati scoperti attorno a una trentina di nane bianche altrettanti dischi di detriti, molto probabilmente pro- dotti dalla distruzione mareale di asteroidi. Fra tutti i sistemi, l'unico che soddisfa i re- quisiti di cui sopra è quello di GD 61 e da un recente lavoro condotto dai tre ricercatori cui si accennava all’inizio e che rispondono ai nomi di Jay Farihi (University of Cam- bridge), Boris Gänsicke (University of War- wick) e Detlev Koester (University of Kiel) è risultato che nel caso di quella nana l'ec- cesso di ossigeno è così rilevante che non meno del 26% della massa dell'asteroide di- strutto doveva essere costituita di acqua (per confronto, sulla Terra c'è in propor- zione mille volte meno acqua). I tre ricercatori hanno analizzato la luce di GD 61 sia nell'ultravioletto sia nel visibile, utilizzando dati spettroscopici raccolti col te- lescopio spaziale Hubble e con uno dei due telescopi Keck delle Hawaii. Con quel tipo di osservazioni è stato possibile stimare le ab- bondanze relative di una serie di elementi che si legano facilmente all'ossigeno, ossia magnesio, alluminio, silicio, calcio e ferro, che formano MgO, Al 2 O 3 , SiO 2 , CaO e FeO. Anche considerando le massime quantità di ossigeno che avrebbero potuto liberarsi da tali molecole e l'apporto di ossigeno mole- colare, questo elemento rivelatore continua a presentarsi in quantità tale che per spie- garne l'origine non si può che ricorrere alla rottura delle molecole dell'acqua. (Da no- tare che nel budget dell'ossigeno non è stato considerato l'eventuale apporto della CO 2 , dal momento che la presenza del car- bonio negli spettri di GD 61 è trascurabile, cosa che avalla la natura asteroidale e non
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