Astrofilo novembre 2013
SUPERNOVAE ASTROFILO l’ zare che ci fosse un nesso fra quello speci- fico tipo di esplosioni e le stelle Wolf-Rayet. Nel tentativo di trovare conferme, gli astro- nomi sono andati a scavare negli archivi fo- tografici, cercando quel tipo di stelle in coincidenza delle posizioni dove sono suc- cessivamente esplose SN I b. Non solo non hanno mai trovato le Wolf-Rayet, ma non hanno mai trovato proprio nulla, come se il progenitore non esistesse, e ciò sicuramente a causa delle grandi distanze delle galassie in cui i fenomeni si sono verificati e della dif- ficoltà di risolvere in esse le singole stelle. Anche di recente una ricerca in quella dire- zione aveva indagato dodici siti di SN I b, ma ogni sforzo di riconoscere su immagini di ar- chivio le stelle interessate dal fenomeno è stato vano. Se consideriamo che una frazione rilevante di tutte le supernovae derivanti da stelle molto massicce (circa ⅓ ) sono di tipo I b, va da sé che il non aver mai individuato un pro- genitore impedisce di riscontrare appieno i modelli teorici. Non riuscendo a osservare direttamente quel tipo di target, gli astro- nomi si sono finora accontentati di dedurne le proprietà dalle caratteristiche iniziali della curva di luce delle supernovae, che è sensibile alle dimensioni del progenitore, al- l'energia dell'esplosione e alla composi- zione chimica degli strati più esterni. Ma con l'esplosione di iPTF13bvn l'inaffer- rabile progenitore è stato alla fine svelato, grazie al lavoro di un team internazionale di ricercatori, che sotto la guida di Yi Cao (Caltech) hanno osservato l'evoluzione del fenomeno con diversi strumenti del Las Cumbres Observatory Global Telescope (da vari luoghi del pianeta), prendendo nume- rosi spettri che giorno dopo giorno hanno mostrato nella sequenza attesa tutte quelle righe che sono associabili all'esplosione di una Wolf-Rayet. Poiché la iPTF13bvn era stata scoperta con la Luna quasi piena, che intuibilmente ostacolava le osservazioni nel visuale, gran parte degli spettri sono stati presi nell'infrarosso vicino, dove il fastidio arrecato dal satellite svanisce. In sintesi, l'an- damento spettroscopico della supernova è stato il seguente: inizialmente si sono mo- strati nel visibili il doppietto H e K del calcio ionizzato e nell'infrarosso il tripletto dello stesso elemento, in aggiunta alle righe del ferro a circa 5000Å, e ancora del ferro, del magnesio e del titanio, tutti ionizzati una volta, a circa 4400Å. Come previsto dai mo- delli, le righe dell'elio, inizialmente incerte e confondibili con quelle di altri elementi (azoto, silicio e neon) hanno iniziato a im- porsi attorno al decimo giorno dall'esplo- anche alcuni di 2 metri. Di uno di questi ultimi, nel- l’animazione in alto, è rappresen- tato il movimento di apertura del- l’originale cupola. [LCOGT network]
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