Astrofilo_novembre2012

CORPI MINORI ASTROFILO l’ 43 NOVEMBRE 2012 S uperfici opa- che uniforme- mente scure, con tonalità di rosso borgogna, dalla riflettenza estre- mamente bassa. È l’identikit dei Tro- iani, asteroidi che precedono e se- guono Giove sulla sua orbita. [NASA/ JPL-Caltech] Questo nuovo scenario dinamico era in re- altà già stato previstio nella seconda metà del XVIII secolo da Joseph-Louis Lagrange nell’ambito della risoluzione del proble- ma dei tre corpi (che nella fattispecie sono rappresentati da Sole, Giove e asteroide). Quelli che furono successivamente chiama- ti “punti lagrangiani” sono delle regioni di spazio in cui l’influenza di due grandi masse su una terza massa trascurabile si equilibrano, garantendo stabilità all’orbita dell’oggetto più piccolo. Complessivamen- te i punti lagrangiani sono cinque e nel caso specifico tre sono posti sulla linea che attraversa i centri di Sole e Giove (L1, L2 e L3) e due sono invece posti a +60° e – 60° rispetto a quest’ultimo lungo la sua orbita (L4 e L5). I tre nuovi asteroidi scoperti da Wolf e Kopff andavano a collocarsi proprio in L4 e L5, confermando la validità della so- luzione di Lagrange. Nel frattempo si era proceduto a dare un nome ai tre oggetti: il primo, scoperto in L4, fu chiamato (588) Achilles, in onore dell’eroe dell’Iliade; per analogia storico- mitologica, al secondo, scoperto in L5, fu assegnato il nome (624) Hektor; il terzo, scoperto in L4, fu invece chiamato (617) Patroclus. Al verificarsi di nuove scoperte negli anni successivi, sempre nei medesimi punti lagrangiani, si decise di attribuire agli asteroidi in L4 i nomi di personaggi greci coinvolti nella guerra di Troia e i nomi dei loro avversari a quelli in L5 (peccato che ormai Hektor e Patroclus erano finiti negli eserciti sbagliati…). Per mezzo secolo abbondante, il numero di Greci e Troiani non aumentò considere- volmente, tanto che all’inizio degli anni ’60 ancora non si raggiungeva la quindicina. Una vera e propria impennata nelle sco- perte si è invece registrata a partire dalla fine degli anni ’90 e oggi il contatore segna oltre 3400 Greci contro quasi 1800 Troiani. (Poiché la suddivisione storico-mitologica è caduta ormai in disuso, d’ora innanzi usere- mo il termine generico “Troiani”.) Nel capire che non si trovavano più di fronte a sparute bizzarrie frutto di capric- ci gravitazionali, ma piuttosto a un’inte- ra popolazione di asteroidi, gli astronomi hanno iniziato a studiarli con la necessaria attenzione al fine di capire la loro origine e le principali proprietà chimico-fisiche. Da subito è apparso chiaro che si tratta di og- getti dalla superficie molto scura e quindi con un’albedo bassissima, tra le più basse del sistema solare. Il loro spettro si mostra quasi totalmente privo di righe e ciò impe- disce di determinarne la composizione, alla quale concorrono probabilmente composti leggeri, visto che la densità dei troiani fi- nora esaminati con sufficiente precisione è compresa fra 0,8 e 2,5 g/cm 3 , come dire che alcuni di essi potrebbero galleggiare sull’acqua. E proprio l’acqua ghiacciata, i silicati, i composti del carbonio (ma non solo) potrebbero essere i costituenti princi- pali della superficie e della struttura inter- na di quegli asteroidi. La bassa riflettenza superficiale (in media 0,04, che equivale a dire che solo il 4% della luce solare viene riflessa) sarebbe invece un indicatore del- la presenza di uno spesso strato di polvere interplanetaria, un deposito tipico delle su- perfici rimaste sostanzialmente inalterate per miliardi di anni. Se questa interpreta- zione fosse esatta implicherebbe che i Troi- ani preservano preziose informazioni sugli albori del sistema solare.

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