Astrofilo_novembre2012
29 EVOLUZIONE STELLARE ASTROFILO l’ NOVEMBRE 2012 quello del meccanismo classico: la nascita di una stella nova, con la macroscopica diffe- renza che l’innesco non ha origine esterna al progenitore bensì interna, seppur dipenden- te dall’esistenza dell’altra nana. Fuller e Lai hanno chiamato questo possibile nuovo tipo di novae “novae a induzione ma- reale” o più semplicemente “novae mareali” e si aspettano che nel nostro cielo possano apparirne non più di una manciata al secolo, durando solo pochi giorni ciascuna, quindi tutt’altro che semplici da scoprire e da stu- diare. Anche non riuscendo a osservarle nel corso della fase parossistica, ci sarebbe comunque la pos- sibilità a posteriori di capire se in un sistema stretto di nane bianche si è recente- mente (in termine astrono- mici) verificato un episodio di quel tipo. Se ad esempio non si riscontrano tracce di idro- geno sulla superficie di una nana bianca, è probabile che sia già stato bruciato dal ca- lore sviluppato dalle maree. Un altro valido indizio è la mancanza di raggi X nel sito di una nova, radiazione sem- pre presente quando la nova è di tipo classico, ma non contemplata nel modello delle novae mareali. I proge- nitori ideali di queste ultime sono dunque rappresentati da coppie di nane quasi a contatto, e per questo prive di dischi di accrescimento, ma fornite della propria dotazione di idro- geno superficiale, peculiarità che inibiscono la ripetibilità del fenomeno nova, tipica inve- ce delle novae classiche ricorrente, rifornite continuamente di combustibile dal disco di accrescimento. Proprio per i motivi fin qui visti, il numero delle novae mareali viene sti- mato alla pari del numero di nane bianche che si fondono con propri simili (generando solitamente una supernova di tipo Ia ). Nell’evoluzione di una nana bianca, all’inter- no di un sistema binario, la fase della nova mareale andrebbe a collocarsi fra l’epoca in cui la coppia può ancora dare origine a una rotazione e di rivoluzione vadano verso la sincronizzazione, ed è qui che ha inizio il ragionamento dei due ricercatori. La sin- cronizzazione interesserebbe dapprima gli strati più esterni delle due nane e poi proce- derebbe verso l’interno fino a raggiungere il nucleo, il tutto in tempi valutabili in decine o centinaia di migliaia di anni. Le frizioni che si generano in uno scenario come questo por- tano alla produzione di un’enorme quantità di calore (paragonabile a quello emesso dal Sole nella stessa unità di tempo), che viene trasportato dal nucleo, a prevalente com- posizione di carbonio e ossigeno, verso la superficie, dove sono più abbondanti elio e idrogeno. Quest’ultimo, compresso dalla fortissima gravità in uno strato assai sottile, rappresenta tipicamente solo lo 0,01% del- la massa di una nana bianca, ma è più che sufficiente per innescare tutta una serie di esplosioni nucleari sulla superficie stellare, non appena la temperatura generata dalla maree interne raggiunge il punto di fusione termonucleare di quell’elemento. Il fenomeno procede a cascata e in breve tempo tutto l’idrogeno viene bruciato, con un effetto finale del tutto paragonabile a Q uesta illu- strazione di pura fantasia met- te in risalto l’emis- sione di onde gravitazionali prodotte dal velo- ce spiraleggiare di due nane bianche simili a quelle del sistema di J0651. L’esistenza di quel tipo di onde è una delle previsioni di Einstein. [NASA]
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