Astrofilo ottobre 2013

6 PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ L ibera rappre- sentazione di un sistema plane- tario simile a quello di Gliese 581, dove una nana rossa garan- tisce la stabilità della zona abita- bile per tempi più lunghi dell’at- tuale età dell’uni- verso. I pianeti di quel tipo di stelle sono ottimi tar- get dove cercare tracce dell’esi- stenza di vita. [Gucken.devian- tart.com] quei mondi e incrociare quel tipo di infor- mazioni con quelle relative alla Terra, al fine di avere un quadro d'insieme più com- pleto. Rushby ha posto l’accento su un aspetto fi- nora piuttosto trascurato, quello della non staticità delle zone abitabili delle stelle, so- prattutto quelle di tipo solare. Si è infatti portati a ritenere che se un pianeta per- corre un'orbita che gli consente di avere acqua liquida in superficie, nulla cambierà fino alla morte della sua stella, poiché in un sistema solare maturo le orbite dei pianeti non subiscono sensibili variazione. È per tale motivo che si è soliti dire che la vita sulla Terra potrà continuare per altri 5-6 miliardi di anni, ovvero fino a quando il Sole non si trasformerà in una gigante rossa. Ma le cose non stanno esattamente così, perché se è vero che l'orbita del nostro pianeta è sostanzialmente immutabile, non lo è altrettanto il flusso di radiazione pro- veniente dal Sole, che diverrà letale molto prima di quella prevista scadenza naturale. La luminosità di stelle come la nostra è in- fatti in lentissima ma costante crescita, tan- to che negli ultimi 4,5 miliardi di anni la lu- minosità del Sole è cresciuta del 30%. Più luce corrisponde a più calore, il che sposta verso l'esterno la zona abitabile, al punto che un pianeta inizialmente vivibile può nel giro di qualche miliardo di anni venire a trovarsi in una posizione nefasta. Per capire come variano nel tempo le zone abitabili, e dare quindi una scadenza più realistica alla Terra, Rushby ha elaborato un modello ibrido che prende spunto da quelli sull'evoluzione stellare e che consi- dera anche una serie di parametri connessi all'abitabilità dei pianeti. Oltre che alla Terra, il ricercatore ha applicato il suo mo- dello a 7 esopianeti confermati e ad altri 27 candidati pianeti (scoperti da Kepler ma non ancora confermati). I risultati comples- sivi del lavoro, pubblicati sul numero di set- tembre di Astrobiology , hanno fatto noti- zia quasi esclusivamente per le stime di vi- vibilità della Terra, mentre c’è anche del- l’altro, non meno interessante. Della Terra dicono che la sua permanenza nella zona abitabile (che non corrisponde necessaria- mente con il periodo di vivibilità) può du-

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