Astrofilo ottobre 2013

ASTROBIOLOGIA ASTROFILO l’ tato: “Dove sono tutti?”. Questa frase è og- gi utilizzata come estrema sintesi del cosid- detto “paradosso di Fermi” e mette l'ac- cento sul fatto che se nella Galassia esi- stessero molte civiltà evolute almeno al pari della nostra, avremmo ormai dovuto ricevere loro comunicazioni, anche involon- tarie, o dovremmo essere già stati visitati da loro veicoli spaziali (qualcosa di più con- creto del fenomeno UFO). E invece nulla, un silenzio totale, una completa mancanza di qualunque tipo di contatto. Come si spiega la cosa? L'interpretazione più ovvia è che siamo realmente l'unica specia ani- male tecnologicamente evoluta in tutta la Galassia e probabilmente l'unica nel raggio di diversi milioni di anni luce. Esisterebbero sì altre forma di vita su altri pianeti, ma nessuna di esse sarebbe in grado di comu- nicare con l'esterno. Ma anche se le civiltà tecnologiche fossero rarissime e lontanissime fra loro, potrebbero comunque esisterne di così evolute da essere in grado di inviare se- gnali (comprensibili anche ad esseri “infe- riori”) entro un'area rilevante del cosmo, e potrebbero aver iniziato a farlo migliaia, mi- lioni o miliardi di anni prima della comparsa dell'uomo, come dire che dovremmo ricevere messaggi anche da galassie decisamente di- stanti. Ma questo non avviene e pertanto o non esistono altre civiltà in grado di comuni- care, o i loro messaggi non sono sufficiente- A sinistra En- rico Fermi, qui ripreso ai tempi della II guerra mondiale, fu il primo a porre seriamente il problema della mancanza di co- municazioni ex- traterrestri, in una galassia che veniva da taluni considerata piena di civiltà tecnolo- gicamente avan- zate. Quella rifles- sione è oggi nota come “paradosso di Fermi”. Sotto, le strutture del Los Alamos Na- tional Laboratory, nelle quali Fermi si trasferì nel set- tembre del 1944. Questo scenario non può però essere vero- simile, dal momento che decenni di ricerche di segnali intelligenti extraterrestri non han- no mai rilevato alcunché. Ma che i conti non tornino non è una cosa recente, infatti ancor prima dell'equazione di Drake e di programmi come SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelli- gence) c'era già chi faceva no- tare la contraddizione fra un numero non trascurabile di possibili civiltà aliene e la to- tale assenza di contatti con esse. Uno su tutti Enrico Fer- mi, che sollevò il problema nel '50, conversando con al- cuni suoi colleghi del Los Ala- mos National Laboratory. La conversazione aveva preso spunto da un avvistamento di UFO riferito dalla stampa quotidiana ed era proseguita sulla reale possibilità che esi- stessero altre civiltà tecnolo- gicamente evolute. A chi si era dimostrato certo al ri- guardo, Fermi aveva obiet-

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