l'Astrofilo ottobre 2012
5 Drake, vore ASTROBIOLOGIA Astronomi del Niels Bohr Institute scoprono che la formazione di pianeti rocciosi avvie- ne con relativa facilità anche attorno a stelle non particolarmente ricche di metalli e questo amplia di molto l’intervallo di tempo entro il quale può essere comparsa la vita nella Via Lattea e nelle altre galassie. OTTOBRE 2012 T ra il 1960 e il 1961 gli astronomi inizia- rono a trattare seriamente il tema della rilevazione di civiltà extraterre- stri e nel corso di un ristretto meeting inter- disciplinare tenutosi a Green Bank venne proposta da Frank Drake (fondatore con Carl Sagan del progetto SETI) una formula empirica attraverso la quale stimare il nu- mero di civiltà evolute presenti nella nostra galassia. Era poco più di un’ipotesi di lavoro e serviva essenzialmente come base di par- tenza per capire che cosa cercare, con quali mezzi e con quali probabilità di successo. L’equazione è piuttosto semplice, avendo come risultato ( N ) il prodotto di una serie di fattori probabilistici. Vengono conside- rati: il tasso medio annuo di formazione di nuove stelle ( R* ); la frazione di stelle che possiedono pianeti ( f p ); il numero medio di pianeti adatti a ospitare la vita ( n e ); la fra- zione di questi ultimi su cui può essersi svi- luppata ( f l ); la frazione di quelli dove la vita può essersi evoluta in esseri intelligenti ( f i ); quelli i cui abitanti sono in grado di comu- nicare con altre civiltà ( f c ); infine la durata media di una civiltà evoluta ( L ). Ecco come vengono solitamente rappresen- tati tutti quei fattori all’interno dell’equa- zione: N = R* × f p × n e × f l × f i × f c × L Già da questo breve elenco si può immagi- nare la quantità di risultati diversi a se- conda del valore attribuito a ciascun fat- tore. In pratica si va da frazioni di unità (da arrotondare inevitabilmente a 1 poiché noi esistiamo) fino a un massimo ragionevole di centinaia di civiltà. E questo solo nella nostra galassia. Forse perché per la prima volta era stata messa in formule l’ipotetica esistenza degli alieni, l’equazione di Drake ebbe un certo seguito, tanto da arrivare ai nostri giorni. Non sono ovviamente man- cate aspre critiche, soprattutto per il fatto che all’inizio degli anni ’60 si poteva solo fantasticare sull’esistenza di pianeti oltre il nostro sistema solare e poiché gran parte dei fattori erano più o meno dipendenti da quegli ipotetici pianeti, tutto sembrava ri- dursi a un esercizio puramente filosofico. Per molti ricercatori quell’equazione non aveva alcun senso. ASTROFILO l’
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