l'Astrofilo ottobre 2012

ASTRONAUTICA ASTROFILO l’ fasce. Entro fi- ne ottobre, su ogni sonda sa- ranno attivati tutti i sistemi di volo e i vari gruppi di stru- menti scienti- fici, e saranno dispiegate le antenne, due delle quali lun- ghe ben 50 m. Quando le due sonde saranno pienamente operative si po- trà iniziare a capire come regioni diverse delle fasce reagiscono all’attività solare e come soprattutto quella esterna si gonfia a seconda di come vengono stimolati i cam- pi elettrici e magnetici che circondano la Terra. Il problema della irregolare dilata- zione della fascia esterna è particolarmente sentito dai satelliti geosincroni, quelli più lontani fisicamente ma più vicini alle atti- vità quotidiane di noi umani: sistemi GSP, telefonia, televisione, rilevazioni meteo e telecomunicazione in generale sono le prin- cipali vittime delle bizze elettromagnetiche connesse alle fasce di Van Allen e quindi alle improvvise variazioni dell’attività so- lare. La fascia interna, dal canto suo, seb- bene più stabile è quella che agisce più direttamente sull’attività astronautica, rag- giungendo talvolta la quota della stazione spaziale internazionale. È stata inoltre no- tata una certa correlazione fra le piogge sul nostro pianeta e la quantità di raggi cosmici in arrivo, flusso che viene anch’esso modu- lato dall’attività solare. Insomma ciò che av- viene molto al di sopra delle nostre teste e che fino ad alcuni decenni fa era conside- rato influente solo per chi si avventura nello spazio, sta diventando una questione sempre più terrestre, tanto che si moltipli- cano le ricerche volte a trovare relazioni fra il cosiddetto meteo spaziale (lo spacewea- ther) e le più familiari previsioni meteoro- logiche. Non è insomma una questione le- gata solo alla sicurezza dei satelliti e alla stabilità del loro lavoro, ed è anche per questo che c’è una certa attesa per i dati che le Radiation Belt Space Probes forni- ranno nei prossimi due anni. n S chema delle fasce di Van Allen con la traietto- ria seguita dalle Radiation Belt Space Probes. La densità delle particelle cariche che formano le fasce cresce dal blu a rosso. La struttura più esterna è molto variabile sia nel tempo sia nello spazio in funzione dall’andamento del vento so- lare. [Johns Hopkins Univ. Applied Physics Lab.] sonde già avviate verso le rispettive orbite, modifica- bili a seconda delle esigenze e di ciò che si scoprirà nei due anni di missione previsti. Durante la fase operativa le orbite delle due sonde avranno distanze minime e massime dalla superficie terrestre com- prese fra 600 e 37000 km. [Johns Hopkins Univer- sity Applied Phy- sics Laboratory]

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