l'Astrofilo ottobre 2012

ASTROFILO l’ 600 e i 6000 km. Ciò che aveva rilevato l’Ex- plorer 1 era la fascia di radiazione più in- terna, popolata prevalentemente di protoni ad alta energia (fra 10 MeV e 100 MeV). Sempre nel 1958 altri due satelliti statuni- tensi, l’Explorer 4 (lanciato a luglio) e il Pio- neer 3 (lanciato a dicembre) fornirono nuovi dati sulla distribuzione delle parti- celle attorno alla Terra e fu così possibile in- dividuare una seconda fascia di radiazione, molto più ampia della prima ed estesa fra i 10 000 e i 60000 km di altezza. La composi- zione di questa seconda struttura ricalcava quella della prima, anche se vi si poteva ri- conoscere una più variegata mistura di par- ticelle, fra le quali nuclei di elio (particelle alfa) e ioni di ossigeno, con energie com- prese fra 10keV e 10MeV. La maggiore va- rietà di particelle della fascia esterna rispetto a quella più interna fu spiegata dal team di Van Allen ipotizzando giustamente sorgenti diverse, anche se chiaramente non identificabili. Di entrambe le fasce, la più pericolosa per l’attività astronautica risul- tava essere quella più esterna, soprattutto fra i 14 500 e i 19 000 km di altezza, dove è massima la densità di particelle altamente energetiche. Sapere dell’esistenza di quelle strutture era già qualcosa in vista delle missioni umane nello spazio, ma non bastava, anche perché negli anni è apparso chiaro che mentre la fascia interna è caratterizzata da una com- plessiva stabilità e i suoi effetti sono quindi facilmente prevedibili, per la fascia esterna avviene invece l’opposto, poiché varia con- tinuamente sia nella forma che nelle di- mensioni, sia a livello energetico che in densità, e ciò a causa di un costante ricam- bio di particelle dovuto a interazioni fra I n queste due pagine vediamo le fasi preparative del lancio delle Radiation Belt Space Probes. Sopra a sinistra le due sonde sono assemblate una sull’altra e ven- gono sottoposte alle ultime verifi- che prima dell’in- serimento nell’ogiva del razzo vettore, operazione ri- tratta nelle due foto successive. Nella quarta foto l’ogiva con le due

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