l'Astrofilo ottobre 2012

BUCHI NERI ASTROFILO l’ trebbe in realtà essere anche pari a 90mila soli. Secondo il team di Farrell quelle stelle non sono coeve del buco nero ma si sareb- bero formate più recentemente, quando la galassia nana che ospitava il buco nero si è scontrata con ESO 243-49. Se questa inter- pretazione è esatta, come sembrerebbero di- mostrare i riscontri con i modelli matematici, i buchi neri di taglia intermedia potrebbero semplicemente essere una fase di transi- zione, con un ampio range di masse, fra quelli di taglia stellare e quelli supergiganti. Pertanto, in tutti quegli ambienti dove la densità delle stelle è sufficientemente ele- vata e c'è un vivace movimento di masse, come nei centri galattici, negli ammassi stel- lari e nelle galassie interagenti, possono ve- rosimilmente formarsi buchi neri di taglia intermedia, dalla cui fusione si formereb- bero alla lunga i buchi neri supermassicci. Tutto avrebbe quindi inizio da semplici stel- le. Diviene al contrario meno facile soste- nere, come avvenuto in passato, che nascano dal restringimento di quelli supermassicci, o che siano semplicemente comparsi nell'uni- verso subito dopo il Big Bang. La conferma ufficiale che la sorgente HLX- 1 di ESO 243-49 è un buco nero di massa in- termedia, data il 9 luglio scorso da ricerca- tori della Commonwealth Scientific and In- dustrial Research Organisation (CSIRO, Au- stralia), ha di fatto dato il via a una serie di verifiche su altre sorgenti di raggi X parti- colarmente intense, già osservate in galas- sie vicine e sospettate di avere masse di centinaia o migliaia di soli. Alcune di queste sorgenti sono sicuramente associate ad am- massi stellari e ciò rafforza l'ipotesi che pos- sano essere IMBHs. C'è però anche chi sta cercando quei buchi neri nella nostra galas- sia, è il caso del team di Tomoharu Oka, della Keio University, che sempre in luglio ha annunciato la scoperta di tre candidati collocati in altrettanti ammassi stellari vicini al centro della Via Lattea. Benché sia difficile prevedere con quale ritmo procederanno le scoperte, l'impres- sione è che almeno nell'universo contempo- raneo quel tipo di buchi neri non dev'essere molto diffuso, anche perché se è dalla loro agglomerazione che sono nati i buchi neri supermassicci che osserviamo in varie epo- che, non si può che collocarli rispetto a que- sti temporalmente ancora più vicini al Big Bang. La questione rimane insomma ancora aperta: ora sappiamo che esistono, ma il loro ruolo nell'evoluzione delle galassie ri- mane decisamente oscuro. E cco come po- trebbe presen- tarsi ESO 243-49, galassia spirale vista di taglio, se fosse possibile osservarla a una distanza sensibil- mente inferiore a quella reale. La sorgente HLX-1 non passerebbe certo inosservata. n

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