l'Astrofilo ottobre 2012

BUCHI NERI ASTROFILO l’ datura di GCIRS 13E al ruolo di primo IMBH è durata solo qualche an- no, infatti successive os- servazioni di quella sor- gente non hanno con- fermato i dati preceden- temente ottenuti. Mentre ancora si stava discutendo sulla vera natura di GCIRS 13E, Philip Kaaret, della Uni- versity of Iowa, annun- ciava nel 2006 la sco- perta di un'altra sor- gente X sospetta, avve- nuta con il satellite Rossi X-ray Timing Explorer. Questa volta l'oggetto si trovava in un'altra galassia, M82, e per tale motivo fu denominato M82 X-1. Per spiegare l'oscillazione quasi perio- dica cui andava soggetto il segnale prove- niente dalla sorgente, si ipotizzò un IMBH attorno al quale ruotava una stella rossa gi- gante che perdeva massa, ma ancor più che nel caso precedente i risultati furono messi in discussione e tutto rimase in sospeso. E si giunge al 2009, quando su Nature esce un articolo che annuncia la scoperta (ca- suale) del primo vero buco nero di taglia in- termedia, compiuta da un team internazio- nale di astronomi coordinati da Sean Far- rell, del Sydney Institute for Astronomy, e basata su dati ottenuti tramite il telescopio spaziale XMM-Newton. L'oggetto, denomi- nato HLX-1 (da Hyper-Luminous X-ray source 1), si trova in una regione periferica della galassia ESO 243-49, a 290 milioni di anni luce di distanza dalla Terra, e appare anch'esso associato a un ammasso stellare molto attivo dal punto di vista dell'emis- sione X (e anche radio), a dire il vero un po' troppo attivo (come 260 milioni di soli) per sostenere che l'intensa radiazione possa provenire esclusivamente dalle stelle. Biso- gnava però dimostrarlo, così Farrell e colle- ghi hanno esaminato tutti i dati a dispo- sizione su quella sorgente in un periodo di quattro anni, evidenziando delle variazioni di luminosità incompatibili con un am- masso stellare. La gran parte della radia- zione X doveva quindi essere necessaria- mente prodotta da qualcosa che non si ve- deva direttamente, e un buco nero di circa 20mila masse solari sembrava il candidato ideale. Per avere ulteriori conferme, lo stesso team ha recentemente compiuto os- servazioni simultanee di HLX-1 con l'osser- vatorio Swift nei raggi X e con l'Hubble Space Telescope nell'infrarosso, nel visibile e nell'ultravioletto. Da queste ulteriori os- servazioni si è potuto capire che un impre- cisato numero di giovani stelle ruotano in un volume di spazio ampio circa 250 anni luce attorno a una massa centrale che po- A destra vedia- mo una map- pa del flusso di raggi ultravioletti provenienti dalla galassia ESO 243- 49. È indicata la posizione del bu- co nero interme- dio HLX-1, non visibile a queste frequenze, aven- do picco di emis- sione nei raggi X. [NASA, ASI]

RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=