l'Astrofilo ottobre 2012

ASTROBIOLOGIA ASTROFILO l’ vederla come composta da un gran numero di stelle a contenuto metallico medio-basso, circondate da schiere più o meno numerose di pianeti non giganti (almeno 1/3 di tutti i pianeti oggi noti sono di taglia modesta). L’aver finora concentrato la ricerca di pianeti di tipo terrestre prevalentemente attorno a stelle di tipo solare e/o ricche di metalli ha dunque escluso un’intera popolazione pla- netaria, comparsa fra l’altro quanto le stelle nascevano più frequentemente di oggi. Que- ste circostanze potrebbero ragionevolmente far raddoppiare nei nostri calcoli il numero totale di pianeti rocciosi esi- stenti nella nostra galassia e nel- l’intero universo. Non solo: poiché la metallicità all’interno delle galassie, intesa come evoluzione chimica, avan- za lentamente dal nucleo verso la periferia, si credeva anche che qui la vita potesse giungere solo con grande ritardo rispetto alle regioni centrali. Visti ora i meno restrittivi limiti, si ha che ogni angolo della Via Lattea è stato praticamente da subito adatto alla comparsa della vita. Tra le conseguenze della sco- perta fatta dal team di Buch- have c’è dunque la possibilità che invece di essere noi la prima civiltà apparsa nel nostro an- golo di universo, potremmo ad- dirittura essere gli ultimi fra quelli in grado di comunicare con l’esterno. Considerando a questo punto che il numero delle stelle da prendere in considerazione va almeno raddoppiato (e pos- siamo farlo portando da 10 a 20 il tasso di formazione stellare annuo, che diventa così un va- lore medio storico), ci ritro- viamo con un risultato dell’e- quazione di Drake che è an- ch’esso raddoppiato: una man- ciata di civiltà contemporanee, tecnologicamente evolute in grado di comunicare fra loro nei limiti delle distanze e della finitezza della velocità della luce. Nei 12 mi- liardi di anni di esistenza della nostra galas- sia si arriverebbe a un totale di alcune centi- naia di migliaia di civiltà. Se fossero durate tutte fino ai tempi nostri (decisamente im- probabile), potrebbe essercene in media una ogni 300-400mila stelle, troppo disperse per sperare in un contatto. Siamo sempre nel mondo delle ipotesi, per quanto ben ar- gomentate, ma quella che inizialmente sem- brava solo una formula strampalata sta di- ventando, scoperta dopo scoperta, qualcosa di più che una semplice curiosità. elevato di pianeti rocciosi. Retroce- dendo in epoche in cui l’universo era meno metal- lico, il numero dei giganti gassosi cala vistosa- mente, ma non altrettanto quello dei pianeti roc- ciosi. Finora ve- niva accettato l’esatto contrario. n

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